Sviluppare un AI mindset per affrontare l’AI Transformation nell’era degli agenti
Il 2025 rappresenta un punto di svolta nell’AI Transformation, segnando l’affermazione degli agenti (IBM, 2024; Gartner, 2025): una nuova generazione di intelligenza artificiale generativa (GenAI) progettata per andare oltre la semplice creazione di contenuti, eseguendo azioni complesse e prendendo decisioni in autonomia, con un impatto diretto sui processi aziendali. Parallelamente i manager stanno guardando all’AI non più come una tecnologia sperimentale ma come una leva fondamentale per innovare, ottimizzare e trasformare il proprio business. Questa doppia evoluzione ridefinisce il modo in cui le organizzazioni lavorano, rendendo indispensabile lo sviluppo di un AI mindset per integrare l’AI in modo strategico ed efficace.
Qual è l’impatto di questa trasformazione nelle pratiche lavorative quotidiane? Quali sono le competenze necessarie per riuscire a gestire la transizione verso un ambiente lavorativo in cui i colleghi saranno sempre più agenti artificiali? Quali sono i metodi più adatti per svilupparle?
In questo articolo descriverò le tendenze emergenti nel 2025 nell’ambito dell’AI Transformation, mettendo in evidenza l’importanza dello sviluppo di un AI mindset e l’opportunità di integrare metodologie di Futures Thinking per lo sviluppo di soft skill adatte a preparare individui e organizzazioni all’era degli agenti.
Dai chatbot agli agenti AI: l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale generativa
L’intelligenza artificiale è una tecnologia che ormai da diversi anni viene utilizzata per aumentare l’efficienza dei processi e innovare servizi e prodotti. Un esempio sono gli algoritmi di raccomandazione degli e-commerce che propongono in modo automatico suggerimenti d’acquisto, oppure quelli dei social media che selezionano i contenuti da proporre nel feed delle singole persone. Nonostante questi strumenti ampiamenti diffusi abbiano alla base tecnologie di AI, la maggior parte delle persone non ne è consapevole (Gallup, 2025).
A partire dalla fine del 2022 abbiamo tuttavia assistito ad un cambiamento fondamentale: le big tech hanno lanciato prodotti di AI generativa in grado di produrre contenuti in modo molto simile a quanto potrebbe fare un essere umano. Ne sono un esempio chatbot come ChatGPT o Microsoft Copilot che simulano la conversazione umana, oppure tool di produzione delle immagini come DALLE o Midjourney in grado di realizzare foto sintetiche sempre più realistiche e contenuti visuali che ricalcano stili artistici. Questo cambiamento ha avuto un impatto forte sulle persone perché hanno cominciato a guardare all’AI come ad una tecnologia in grado di supportare l’operatività quotidiana ma con il rischio di sostituire il lavoro e la creatività umana. Come conseguenza, i lavoratori percepiscono l’AI come uno strumento di aumento della produttività, ma al contempo sta emergendo un’AI anxiety, ovvero forti timori relativi all’obsolescenza del proprio lavoro, alla qualità dell’output e alla velocità dell’evoluzione dell’AI (EY, 2023). Per quanto nei fatti non si sia ancora arrivati ad una sostituzione diffusa, i timori delle persone stanno influenzando tanto il dibattito mediatico quanto l’effettiva adozione degli strumenti.
In questo scenario, in cui le opportunità della GenAI sono controbilanciate da timori nell’adozione, si inserisce un’ulteriore novità che aumenta la complessità di gestione a livello organizzativo. Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 i principali player hanno lanciato una nuova generazione di chatbot, detti “agenti”, in grado non solo di interagire con le persone attraverso conversazioni basate su linguaggio umano, ma anche di ragionare e compiere azioni. Questo tipo di strumento può essere utilizzato sia nel contesto personale che in quello lavorativo, con un impatto ancora più forte sulle persone che da un lato hanno la possibilità di delegare le attività, dall’altro devono sviluppare competenze in grado di comprendere cosa effettivamente poter chiedere agli agenti e come guidarli al meglio per consentire di raggiungere i risultati desiderati, in termini operativi ma anche etici. In un’era in cui sarà sempre più possibile avere degli agenti come colleghi all’interno del contesto lavorativo si ridefiniscono le dinamiche relazionali e di fiducia, aprendo scenari futuri che ancora non sono stati progettati né immaginati.
L’importanza del reskilling: sviluppare un AI mindset e potenziare la creatività
Il secondo cambiamento in corso a cui stiamo assistendo riguarda l’integrazione strutturale dell’AI all’interno dei processi e dei progetti aziendali. Durante il 2024 le persone hanno cominciato ad adottare massivamente gli strumenti di AI generativa nel contesto lavorativo (LinkedIn e Microsoft, 2024), introducendo di fatto un cambiamento dal basso ormai inevitabile; come conseguenza per le organizzazioni sta diventando urgente capire come sviluppare programmi di formazione adatti a guidare questo cambiamento. Parallelamente, le aziende guardano all’AI come ad una tecnologia non più sperimentale ma strutturale: se nel 2024 il 30% dei manager era interessato a sviluppare test pilota, questa percentuale si è ridotta al 6% nel 2025 in favore di progetti per l’ottimizzazione dei processi esistenti (46%) che possano portare a innovare il business (44%) (IBM, 2024). L’Italia è ancora indietro dal punto di vista dello sviluppo di progetti, ma è tra i primi paesi nell’adozione di chatbot di mercato: il 53% delle grandi aziende ha infatti acquistato licenze di Copilot o ChatGPT (Osservatorio Intelligenza Artificiale, 2025).
La recente storia di adozione dell’AI in azienda dimostra che il fattore chiave di successo è la capacità di sviluppare curiosità apprendimento (McKinsey, 2021). Ancora di più nell’era degli agenti, per riuscire a gestire al meglio l’adozione di queste tecnologie in modo efficace e responsabile è importante partire da un reskilling delle persone (IBM, 2024). Anche per questo, tra le 5 competenze più richieste del 2025 da parte dei manager ci sono il pensiero analitico, l’agilità, la leadership, il pensiero creativo e la motivazione (World Economic Forum, 2025). Per consentire alle persone di essere ricettive e flessibili al cambiamento, le organizzazioni devono coltivare forme di mindset basate su apertura all’incertezza, al miglioramento personale (growth), alla sperimentazione (agile), alla collaborazione, e con una visione ottimistica del futuro (PWC, 2024). In particolare, è fondamentale il pensiero critico per mantenere una capacità cognitiva e decisionale indipendente e relazioni umane autentiche (Hoque, 2025).
Futures Thinking per allenare l’AI mindset: orientamento positivo al futuro, creatività e strategia
Le ricerche e le riflessioni sull’impatto dell’AI nelle organizzazioni evidenziano chiaramente l’importanza di investire nello sviluppo di quello che possiamo definire un “AI Mindset”: un atteggiamento mentale con un orientamento positivo e proattivo nei confronti del cambiamento e dell’incertezza a partire dal quale sviluppare competenze di pensiero critico, empatia e creatività.
L’AI mindset e le soft skill che lo caratterizzano possono essere sviluppate applicando le tecniche di Futures Thinking; si tratta di una metodologia sviluppata con l’obiettivo non di prevedere il futuro, ma di immaginare possibili scenari desiderabili e orientare l’azione per renderli possibili. Nella sua pratica lavorativa, il futurologo professionista cerca nel presente i segnali di cambiamento e immagina possibili scenari proiettati nel futuro (spesso a 10 anni) ipotizzando cambiamenti radicali che ad oggi sembrano impossibili. I futurologi sviluppano così abitudini mentali che rafforzano (McGonigal, 2022):
Conclusioni: guidare l’AI Transformation con il Futures Thinking
L’AI Transformation è un processo in rapida accelerazione, guidarlo con i metodi e le giuste priorità è responsabilità tanto delle organizzazioni quanto dei singoli. La sfida di tutti è dotarsi di una cassetta degli attrezzi sufficientemente ricca per riuscire a districare i grovigli di un cambiamento in cui si intrecciano tecnologie, dinamiche sociali, stravolgimenti culturali e interessi economici e politici. Una cassetta degli attrezzi in cui credo che il Futures Thinking non debba mancare.
Riferimenti
IBM, 2024 https://www.ibm.com/thought-leadership/institute-business-value/report/business-trends-2025
Gartner, Gartner Top 10 Strategic Technology Trends for 2025, https://www.gartner.com/en/articles/top-technology-trends-2025
EY, 2023, AI Anxiety in Business Survey, https://www.ey.com/en_us/consulting/businesses-can-stop-rising-ai-use-from-fueling-anxiety
Osservatorio Intelligenza Artificiale https://www.osservatori.net/comunicato/artificial-intelligence/intelligenza-artificiale-italia/
Gallup, 2025, Americans Use AI in Everyday Products Without Realizing It
https://news.gallup.com/poll/654905/americans-everyday-products-without-realizing.aspx
LinkedIn and Microsoft, 2024, Work Trend Index Annual Report https://www.microsoft.com/en-us/worklab/work-trend-index/ai-at-work-is-here-now-comes-the-hard-part
McKinsey, 2021, https://www.mckinsey.com/capabilities/mckinsey-digital/our-insights/winning-with-ai-is-a-state-of-mind
World Economic Forum, 2025, https://reports.weforum.org/docs/WEF_Future_of_Jobs_Report_2025.pdf
PWC, 2024, https://www.pwc.co.uk/issues/generative-artificial-intelligence/workforce-ai-mindset.html
Faisal, Hoque, 2025, TRANSCEND: Unlocking Humanity in the Age of AI, https://www.fastcompany.com/91265437/7-critical-thinking-skills-you-need-in-an-ai-powered-workplace
McGonigal , Jane, 2022, Futures Thinking. Immagina. Giochi, scenari e simulazioni per prepararsi al futuro e coltivare l’ottimismo urgente